La rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking lo conferma: sempre più donne schiave del porno: un disturbo della personalità che spinge a spendere molto tempo in fantasie sessuali.

 Lo studio ha coinvolto 102 giovani donne, la metà delle quali consuma porno online e l’altra metà no. Un esperimento ha anche analizzato i livelli di eccitazione alla vista di 100 immagini pornografiche, così come il desiderio per il sesso.

Pare infatti che tra gli utento del porno, la quota rosa è di uno su tre: fino a due anni fa, il fenomeno era sconosciuto. Il target femminile del porno è sfaccettato, in genere con un buon livello d’istruzione. Le cause della dipendenza sono molteplici, sebbene alcune dinamiche tendano a ripetersi:

“Sono persone sole, a disagio con se stesse” continuano gli esperti, “insoddisfatte della loro vita. Altre sono stressate dal lavoro, per cui cercano una fuga”.

Vedi la manager cacciata per aver violato il blocco dei siti off offlimits sul computer dell’ufficio:

“Infrangere il divieto” dicono ancora, “era uno stimolo in più alla trasgressione. Con il licenziamento, però, ha avuto un crollo di autostima”.

Il peso delle conseguenze, di solito, si lascia dietro una scia spiacevole: dalla vergogna al senso di colpa. Tanto più se la compulsione verso la ricerca del porno (ore e ore ipnotizzate davanti a video e immagini osé) deraglia su binari atipici:

“Prima le donne cercavano le chat-room, le storie per adulti dove si interagiva” sottolineano gli specialisti. “Ora guardano i porno hardcore proprio come gli uomini. Forse sono in conflitto con le loro fantasie sessuali e sognano di dominare la situazione”.

Difficile interpretare il cambiamento:

“Stiamo imparando come affrontarlo. L’importante è non giudicare chi accusa questo disturbo di porno dipendenza, per evitare che si isoli ancora di più. Il porno non è il male assoluto, dipende dall’uso: mezz’ora al giorno, o 24 ore su 24”.



Se in Italia il tema è ancora poco trattato, emergono però i primi segnali: lo conferma Giuseppe Lavenia, docente all’Università di Chieti e presso il Centro studi e ricerche Nostos di Senigallia.

“La porno-dipendenza femminile” sostiene lo psicologo, “è in crescita del 10-15 per cento”.

Fatta salva la distinzione tra cyber sex e autoerotismo passivo:

“Nel primo il computer è un mezzo attraverso cui il soggetto è interattivo” precisa l’esperto, “in un sistema uomo-macchina- uomo. Nel secondo lo scambio è assente, perché la persona è sola davanti allo schermo”.

Emanuela Bertolone.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 29 Marzo 2022 10:10


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