Cos’è il coprifuoco e qual è la differenza rispetto al lockdown: ecco come distinguere i due termini diventati familiari per la lotta al Coronavirus.

Coprifuoco e lockdown sono due dei termini più utilizzati in questo 2020 quando si parla tentativi per cercare di arginare il Coronavirus. Le due parole, che ormai sono diventate familiari, hanno un significato ben diverso e non possono essere utilizzate in maniera intercambiabile. Ecco quali sono le differenze e cosa intendiamo invece per lockdown regionale.

Coprifuoco e lockdown: significato e differenza

Per cercare di trovare le differenze, basiamoci sul significato. Secondo il dizionario Treccani, la definizione di ‘coprifuoco’ è la seguente: “Divieto straordinario di uscire durante le ore serali e notturne imposto dall’autorità per motivo di ordine pubblico, in situazioni di emergenza“.

‘Lockdown’ è invece un termine inglese che può essere tradotto in ‘isolamento’ o ‘blocco’. Con questa parola si definisce un protocollo di emergenza che impedisce alle persone di muoversi da una determinata area per salvaguardarne la salute, ovvero ciò che è accaduto negli ultimi mesi in Cina, in Italia e in tanti altri paesi in tutto il mondo.

Infermiera durante il lockdown

La differenza tra coprifuoco e lockdown è dunque palese: la prima parola indica una sospensione delle attività provvisoria e prevalentemente notturna, la seconda uno stato di blocco a carattere spaziale per un determinato periodo di tempo.

Lockdown regionale: il significato

Cosa significa invece lockdown regionale o locale? Facciamo chiarezza anche su questo punto, che sembra aver creato confusione in molte persone. Nella pratica, un lockdown di questo genere è un ‘normale’ lockdown ma riferito a un territorio non nazionale, bensì regionale, provinciale o solo a determinate aree.

Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, i lockdown locali riguarderanno le regioni o i territori con indice Rt superiore a 1,5 e occupazione di letti in terapia intensiva totale o quasi. La loro durata dovrebbe essere di tre settimane, al termine delle quali si deciderà o meno di proseguire a seconda dell’efficacia delle misure intraprese.

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