Cineasta autorevole del cinema britannico, narratore del realismo sociale e voce scomoda ma necessaria: questo il ritratto di Ken Loach.
Ken Loach si è fatto conoscere come grande regista del realismo sociale britannico, erede di Grierson e della Free Cinema. I suoi film non sono solo storie, ma sono atti d’accusa contro disuguaglianza, precarietà ed imperialismo. Andiamo a conoscere meglio il grande cineasta britannico.
Ken Loach: biografia, formazione e primi passi verso la regia
All’anagrafe Kenneth Charles Loach, è nato il 17 giugno 1936 a Nuneaton, Warwickshire (Inghilterra), sotto il segno dei Gemelli, in una famiglia operaia. Il padre era un elettricista e la madre una parrucchiera, un’impronta personale che lo ha portato a conservare un forte legame con le classi lavoratrici, tema centrale della sua produzione.
Dopo il servizio militare obbligatorio (1953-1955), ha studiato Diritto al St Peter’s College di Oxford. Qui ha poi scoperto il teatro, che lo ha portato a recitare in compagnie amatoriali.
Nel 1961 è entrato alla BBC come assistente alla regia, lavorando a serie poliziesche (Z-Cars) e documentari. Poi è arrivata la sua svolta nella sua professione con il Wednesday Play, format sperimentale della BBC degli anni ’60.
Il suo esordio al cinema è avvenuto nel 1967, quando ha diretto “Poor Cow”, il primo lungometraggio (con Carol White), dove ha esplorato la vita di una giovane madre in un contesto di povertà e prostituzione. Nel 1969 con “Kes”, tratto dal romanzo A Kestrel for a Knave di Barry Hines, racconta di un ragazzo della working class che trova rifugio in un falco addestrato.
Negli anni ’70-’80 Loach subisce gli effetti di una cattiva distribuzione e della censura dalla BBC che ha oscurato diversi suoi lavori per il contenuto politico (come il documentario “The Save the Children Fund Film,” 1971). Il regista ha diretto poi “The Spirit of ’45” (1973, documentario retrospettivo sul welfare state post-bellico).
Il ritorno al cinema negli anni ’90 e la consacrazione internazionale
Alla fine degli anni 1980, Ken Loach ha curato alcune pubblicità televisive per poi ritornare ad occuparsi di cinema negli anni ’90. Per il regista britannico ha così avuto inizio un periodo di meritato successo, con film apprezzati dalla critica. “Hidden Agenda” (1990), thriller politico sull’Irlanda del Nord, ha vinto il Premio della Giuria a Cannes. la sua commedia drammatica sulla disoccupazione “Raining Stones” (1993) si è aggiudicato il Premio della Giuria a Cannes. La pellicola del 1995 “Land and Freedom”, sulla Guerra Civile Spagnola, ha ricevuto il Premio FIPRESCI a Cannes.
Nel 1994, il regista ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia. Tra gli altri riconoscimenti la laurea honoris causa in Lettere, conferita al regista britannico nel 2003 dall’Università di Birmingham. Il suo film “Il vento che accarezza l’erba” nel 2006 si aggiudica la la Palma d’oro al Festival di Cannes.
L’anno seguente Paul Laverty, si è aggiudicato l’Osella alla migliore sceneggiatura per “In questo mondo libero…” in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Al Festival di Cannes 2009, la pellicola “Il mio amico Eric“. La pellicola viene presentata aggiudicandosi” ha ricevuto il Premio della Giuria Ecumenica. Nel 2010 è uscito il suo film “L’altra verità“, a cui ha fatto seguito nel 2014 “Jimmy’s Hall“: ultimo film prima del “ritiro” (poi rientrato). Nello stesso anno ha ricevuto l’Orso d’oro alla carriera al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Il regista ha poi presentato nel 2016 “I, Daniel Blake”, sul sistema di welfare britannico, che gli è valso una Palma d’Oro, oltre ad essere proiettato al Parlamento Europeo. Nel 2019 ha diretto “Sorry We Missed You”: ritratto del precariato nella gig economy (consegne Amazon-style). Il film “The Old Oak” (2023), ambientato in un villaggio del Nord-Est inglese, che esplora razzismo e solidarietà tra minatori disoccupati e rifugiati siriani, ha conquistato il Premio del Pubblico a San Sebastián.
Ken Loach nel novembre 2025 ha ricevuto la laurea ad honorem in Filosofia dall’Università di Bologna. L’Ateneo bolognese, su proposta del Dipartimento di Filosofia e con il sostegno del Dipartimento delle Arti, ha omaggiato il grande autore che con il suo operato ha offerto una costante riflessione etica e politica mediante il linguaggio cinematografico.
La vita privata di Ken Loach
Sposato dal 17 luglio 1962 con Lesley Ashton, ha avuto insieme alla moglie 5 figli: Stephan (nata nel 1963), Nicholas (nato nel 1965, morto giovanissimo nel 1971 in un incidente stradale), Hannah (classe 1967), James (detto Jim, nato nel 1969 e che è diventato regista come il padre) ed Emma (1972).
Lesley Ashton Loach ha avuto un grande peso nella vita e bella carriera del cineasta come da lui rivelato in varie interviste, dalle quali si è appreso che lei ha svolto per il regista il ruolo di consulente in merito a temi sociali (grazie alla sua esperienza nel welfare). Ma la donna è stata anche la sua prima critica, il regista ha ammesso: “Se a Lesley non piace una scena, la cambio”.
Durante i periodi di censura BBC o crisi produttive, Lesley è stata il suo punto di riferimento. Ken Loach in un’intervista rilasciata al “Guardian” (2016) ha ammesso: “Lesley è la mia bussola. Senza di lei non avrei fatto nemmeno un film.”
Chi è Lesley Ashton, la moglie di Ken Loach
Figura discreta ma fondamentale nella vita personale e professionale del regista, Lesley Ashton dovrebbe essere nata intorno al 1938. Delle sue origini si sa che è cresciuta in una famiglia della classe operaia del Nord Inghilterra (probabilmente Lancashire o Yorkshire).
Nel corso della sua vita ha svolto la professione di infermiera ed assistente sociale. Lesley Ashton e Ken Loachi si sono conosciuti negli anni Cinquanta ad Oxford, dove Ken stava studiando diritto e Lesley lavorava come infermiera.
Dove vive?
Vive a Bath, nella contea del Somerset, nel sud-ovest dell’Inghilterra, una città storica famosa per: le terme romane, l’architettura georgiana (Patrimonio UNESCO) e l’atmosfera tranquilla.
Curiosità su Ken Loach
– Di lui si sa che è: vegetariano e tifoso del Bath City FC.
– Si rintraccia la sua presenza social su Instagram con una serie di video in cui espone i suoi pensieri su tematiche sociali.
– Frase celebre: “Il cinema è un’arma. Se non la usi per cambiare il mondo, perché farlo?”.
– I film di Ken Loach (più di 50) non sono solo storie: sono atti d’accusa contro disuguaglianza, precarietà e imperialismo. Come esponente del “Realismo Socialista”, ha fatto ricorso ad attori non professionisti, dialetti locali, improvvisazione. Per quanto riguarda la sua tecnica, si è messo in luce per le sue riprese in sequenza cronologica, e per lo spazio dato agli attori che scoprono la trama gradualmente.
Il grande cineasta, considerato uno dei registi britannici più influenti del cinema sociale e politico contemporaneo, nel corso della sua lunga carriera si è servito di collaboratori fissi: Paul Laverty (sceneggiatore dal 1996); Barry Ackroyd (direttore della fotografia); Rebecca O’Brien (produttrice, Sixteen Films).
– Come voce dell’attivismo politico non ha nascosto di essere esponente della sinistra radicale: mMembro del Labour Party fino al 1994 (espulso per simpatie trotskiste). Il regista ha espresso sostegno a: Palestine Solidarity Campaign, anti-austerity, sindacati (RMT). Si è ritrovato sotto attacco, con l’accusa di antisemitismo nel 2017 (caso Labour); si difese sostenendo di criticare solo la politica israeliana.
– Nel 2006 ha rifiutato l’OBE (Order of the British Empire): onorificenza cavalleresca istituita dal re Giorgio V, il 4 giugno 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, per premiare contributi civili e militari alla nazione
– Nel 2024, Loach ha dichiarato: “Non farò più film, ma continuerò a parlare”.
