Carlo Verdone, uno dei registi più prolifici del cinema italiano, compie oggi 64 anni.

Per l’attore romano il 2014 è un anno da festeggiare: all’attivo c’è un Oscar, condiviso con tutto il cast della Grande Bellezza, e un premio Robert Bresson che gli è stato consegnato durante il Festival di Venezia dove era giurato.

Già da bambino si avvicina al mondo del cinema grazie al padre Mario, celebre storico del cinema e docente universitario.

Ecco un’intervista rilasciata da Mario Verdone, deceduto il 26 giugno 2009, sul figlio Carlo:

Dopo circa trent’anni d’ininterrotta carriera artistica (21 film in qualità di regista-soggettista-sceneggiatore-attore, 8 film come attore, lavori teatrali e televisivi) si può ragionevolmente tentare un bilancio “cum grano salis”. Da storico del cinema e critico cinematografico, come giudica l’opera complessiva di suo figlio Carlo? 
Lo giudico un percorso serio di un ragazzo che ha cominciato ad osservare la realtà che lo circondava, sottolineando “tic” e “difetti” di certa italianità. E’ sempre andato su “dettagli” vocali e gestuali apparentemente non comici, ma che diventavano esilaranti e sorprendenti per il suo modo di porli al pubblico. Lui è sempre partito dalla voce per risalire al “tipo”. Questo( almeno in teatro e https://www.donnaglamour.it/carlo-verdone-compleanno-attore-romano-oscar/strillo/nei primi suoi due film Un Sacco Bello e Bianco, Rosso e Verdone) è stato per lui il meccanismo nella creazione. Ma quello che apprezzo di più in lui è stato il sapersi sempre rinnovare. Ed infatti sono trent’anni che recita e dirige. Ha rigore e disciplina assoluti.

Rispetto alla cattiveria al vetriolo della grande commedia all’italiana (Monicelli, Risi, Scola), Carlo Verdone è stato spesso considerato dalla critica (che ne ha, comunque, riconosciuto la nobile matrice) eccessivamente accomodante, addirittura bonario, troppo sbilanciato alla fine verso una conclusione tutto sommato abbastanza ottimistica. Condivide questo giudizio? 
No affatto. Innanzitutto ogni suo film ha una vena di malinconia molto marcata. Non ricordo un finale senza una leggera tristezza che contagia ogni suo racconto. Quella che viene scambiata per “bonarietà” è spesso un grande affetto per i suoi personaggi. Ma spesso il contorno nei quali si muovono è tutt’altro che buono e rassicurante. Lo sfogo dell’emigrante in Bianco,Rosso e Verdone, la morte della nonna (del medesimo film) nel seggio elettorale (dove tutti sono cinicamente distratti a considerare valido o meno il voto di una persona appena spirata),Compagni di Scuola, il cinismo del “Gallo Cedrone”, la miseria di “C’era Un Cinese In Coma”, il “vuoto pneumatico” di Ivano e Jessica in “Viaggi di Nozze” per arrivare al professor Cagnato di Grande,Grosso e Verdone. Ecco, in quest’ultima perfida interpretazione sono d’accordo con lui. E’ stata veramente eccellente. Possiamo dire che in lui c’è spesso un’amara compassione ma non indulgenza.

Qual è il film di Carlo che più preferisce e perché? E, viceversa, quale il meno amato e perché?
Borotalco è il film che preferisco. La scrittura, i colpi di scena ,le battute fulminanti ,il finale… E’ una vera commedia all’americana come struttura. Con una Giorgi diretta molto bene, frizzante,luminosa,vivace. Forse Gallo Cedrone è quello che più mi ha lasciato perplesso. Non capivo se stava tornando indietro oppure se sentiva veramente la necessità di raccontare il “trasformismo” delle persone in un comportamento quasi “bipolare”. Sento che molti oggi lo rivalutano e lo vedono diversamente. All’ epoca rimasi titubante. Ma a mio avviso ha fatto di meglio. Anche se come attore aveva un paio di momenti notevoli. Come quel finale sul palco elettorale…

Che tipo di evoluzione (stilistica, linguistica, estetica, narrativa, recitativa) riscontra tra il primo e l’ultimo Verdone?
Il primo periodo di Carlo è da grande virtuoso. Frutto delle esperienze teatrali precedenti e direi anche televisive. Ma da “Io e Mia Sorella” in poi vedo che si fa largo un autore che cresce nei toni più raffinati,in una scrittura più robusta ed in una recitazione più asciutta. “Compagni di Scuola” è un gran film. Ma “Maledetto Il Giorno …” una sorpresa assoluta. Sembra sparita la sua anima romana e si fa strada una commedia più internazionale nei soggetti e nelle location. E cambia, a mio avviso anche il suo modo di recitare. Decisamente più sobrio, più essenziale. Poi torna all’osservazione italiota di “Viaggi di Nozze” centrando in pieno la noia, il cinismo, l’evoluzione del linguaggio periferico o meglio il degrado del linguaggio in generale. E poi rientra in un film dolente come “Sono Pazzo di Iris Blond”, girato tutto in Belgio. Credo che Carlo abbia due ,tre anime che ogni tanto deve far riemergere. . .

Ritiene Carlo quasi un figlio d’arte o pensa che avrebbe potuto imboccare una strada del tutto diversa? Lei, Mario Verdone, quanto pensa d’aver pesato nella scelta di Carlo? 
Da bambino e da ragazzo aveva una grande sensibilità. Sapeva fare qualsiasi rumore con la bocca: il treno, lo sciacquone, la zanzara, il tram… Aveva un ottimo orecchio e un buon ritmo. E’ un bravo batterista. Ma questo suo amore per il tamburo lo deve a me che l’ho portato tante volte al Palio di Siena. Io credo che la bella atmosfera che c’era dentro casa l’abbia molto ispirato ad una goliardia intelligente. Io e mia moglie spesso facevamo del teatro in casa con amici musicisti di chiara fama. Era un bel divertimento. Facevamo la Duse e D’Annunzio o la parodia di Assunta Spina… Ecco, Carlo probabilmente ha respirato molta di quella creatività casalinga. Poi indubbiamente il vedere spesso nel nostro salotto persone come Pasolini, Rossellini, De Sica ,Zavattini etc … non deve averlo lasciato insensibile. Non credo sia figlio d’arte. Ma semmai io “padrino artistico”, motivatore di Carlo artista. Carlo e Luca avevano la stessa ironia trasmessagli da me e da Rossana mia moglie. E’ come se avesse ricevuto una spinta ad osservare ,nei dettagli, la realtà. Ad osservarla e ad assorbirla in un modo veramente intenso e particolare. Un velo di inquietudine spesso si affaccia sul suo viso quando mi viene a trovare. Ridiamo, parliamo, ci scambiamo molte opinioni ma poi sul finale si fa largo uno strano umore. Come se qualcosa lo turbasse. E’ difficile penetrare l’anima di Carlo. Lui si lascia andare solo con i figli ed è un ottimo padre. La qualcosa mi rende molto felice. Ma comprenderlo fino in fondo è impossibile.

C’è ancora un futuro per la commedia all’italiana o – Carlo Verdone e pochi altri a parte – la ritiene una stagione inevitabilmente avviata verso il definitivo tramonto?
La Commedia Italiana avrà futuro quando smetterà di essere “all’italiana”, con le solite tematiche. Oggi viviamo in un epoca nuova a contatto con tante altre culture. Voler tornare agli stereotipi di un tempo è un grave errore. Dobbiamo osservare una nuova realtà (anche se meno rassicurante della precedente) e saperne cogliere i lati comici, malinconici e anche drammatici. L’intelligente ironia del regista e dell’interprete dovranno trovare il senso dell’equilibrio per raccontare tanti questi stati d’animo. Ma attenzione non possiamo rinunciare alla risata. Oggi più che mai ne abbiamo bisogno. Come tanto bisogno abbiamo di film che mettano al bando banali soggetti, spesso volgari, che non fanno che allontanare pubblico dalle sale. Cominciamo a pensare seriamente all’internazionalità dei nostri prodotti. Questo è già un buon inizio per sopravvivere e rinnovarsi.

Buon compleanno Carlo Verdone!

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ultimo aggiornamento: 17 Novembre 2014 10:28


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