Ha alle spalle una condanna per pedofilia ed è stato in prigione il padre biologico del piccolo Gammy, nato da una madre surrogata in Thailandia e abbandonato dai genitori australiani dopo essere nato con sindrome di Down e un disturbo cardiaco.

 Non riguarda più solo i genitori australiani o la mamma surrogata della Thailandia: ora il caso di Gammy, il bimbo rifiutato dai genitori “committenti” perché Down, è diventato planetario. In pochi giorni la campagna online “Hope per Gammy” ha raccolto oltre 210mila dollari. Sulla Rete l’indignazione è cresciuta di ora in ora al punto da coinvolgere, in prima persona, il governo australiano che vuole dare la cittadinanza al piccolo.

Gammy è di fatto figlio biologico di due australiani quindi la cittadinanza australiana dovrebbe essere una naturale conseguenza. In questo modo, almeno, si potrebbe curare. Ma quello che preoccupa sono i numeri, raccapriccianti, dei bimbi “commissionati” in tutto il mondo. Solo in Thailandia ci sarebbero 400mila piccoli in attesa di documenti per l’Australia: dati che imbarazzano Canberra e che forse hanno spinto il governo a giocare la carta della cittadinanza per Gammy. Ogni anno in Cina mille bambini nascono dal mercato nero dell’utero in affitto, oltre 1.500 da quello legale degli Stati Uniti, 2mila da quello indiano.
Fra loro potrebbero esserci centinaia di Gammy, senza che nessuno lo sappia. Pare che i genitori di Gammy, che stanno facendo di tutto per conservare il loro anonimato, abbiano pagato fra i 9 e i 16mila dollari.

Ed intanto si stanno svelando aluni retroscena imbarazzanti: la tv australiana Nine Network ha svelato che il papà di Gammy fu condannato nel 1998 per atti osceni con bambine minori di 13 anni e che ha scontato la pena in carcere. La donna ha detto di essere a conoscenza della passata condanna, ma considera ugualmente il marito “una brava persona”.

I genitori biologici del piccolo Gammy che ora ha sette mesi, che avevano pagato 15’000 dollari per avere un figlio dalla 21/enne madre surrogata, sono accusati di averlo abbandonato, tornando in Australia solo con la sorellina gemella, nata in buona salute. I due, che non sono stati identificati ma vivono in Australia Occidentale, sostengono di non essere stati a conoscenza del secondo nato. Stando a quanto raccontato dal padre ai media australiani, il medico della clinica in cui ha partorito la madre thailandese avrebbe detto loro che era nata solo una bambina.

Informata di questo da un giornalista australiano, la giovane Pattharamon Chanbua ha reagito con disappunto, dichiarando che aveva perdonato la coppia decidendo di tenere con sé il piccolo, ma di aver cambiato idea e di voler intentare causa per danni. Ha accusato l’uomo di mentire e lo ha sfidato ad andare in Thailandia e a comparire con lei in televisione. “La verità verrà fuori in pubblico”, ha detto.

Emanuela Bertolone.

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ultimo aggiornamento: 29 Marzo 2022 9:49


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