Nei principali cinema italiani è in scena il film “Quel che sapeva Maisie” tratto dal classico di Henry James datato 1897 e trasportato ai nostri giorni da Siegel e Mc Gehee.

Il romanzo “Che cosa sapeva Maisie” fu scritto dall’americano Henry Jamese: ritraeva una coppia di genitori irresponsabili vista con gli occhi della loro figlia sensibile, tra la sua prima infanzia e la precoce maturità. Una condanna verso quegli adulti che trascurano i propri doveri genitoriali.

Il film “Quel che sapeva Maisie”, firmato da duo di registi americani Scott McGehee e David Siegel, offre una rilettura contemporanea di questa storia, basandosi sulla sceneggiatura di Carroll Cartwright. Protagonista è dunque la moderna famiglia disfunzionale, con tutti i suoi egoismi.

“Quel che sapeva Maisie” rappresenta tutto quello che un genitore non dovrebbe fare: parlare male dell’altro genitore con proprio figlio, mettergli in bocca parole da riferire davanti a un giudice e dimenticarsi di andarlo a prendere.

Il film, come il libro di James (già oggetto, una decina d’anni fa, di un memorabile e paradossale spettacolo di Ronconi con Mariangela Melato nei panni di Maisie), è interamente sospeso allo sguardo della piccola protagonista. Vittima di una situazione che a fine ’800 era ancora un affronto, mentre oggi è perfino banale ma non per questo meno dolorosa. Che cosa “sa” esattamente Maisie, cosa sente un bambino quando vede i suoi genitori litigare e minacciarsi, cosa capisce quando sente parlare di testimoni e tribunali?

In “Quel che sapeva Maisie” Julianne Moore interpreta Susanna, una rockstar distratta e poco equilibrata che cerca di amare la figlia 6enne Maisie (Onata Aprile), nonostante il suo ego smodato prevalga sempre. Steve Coogan è invece Beale, marito di Susanna e padre di Maisie,  uomo d’affari sorridente ma poco presente. Tra i due è bufera, con un divorzio a suon di grida e nuovi compagni più giovani.

A queste due figure senza speranza si contrappongono, per il conforto di Maisie, i due giovani coinvolti nella guerra postconiugale. Margo, la governante impalmata dal suo ex datore di lavoro (la soave Joanna Vanderham). E Lincoln, il bel barista acciuffato da Julianne Moore per ricreare un simulacro di famiglia (un sorprendente Alexander Skarsgård). È lui a preparare a Maisie i manicaretti capaci di incantarla scatenando l’imperdonabile furia della madre che si sente scavalcata. Lui, con la sua mitezza e la sua capacità d’ascolto, a custodire l’inattesa nota di speranza che risuona verso la fine di questo film.

Maisie a volte sembra non notare le liti perchè è presa dai suoi giochi e comunque non afferra appieno tutto quello che le accade attorno. Dentro di sé però ne coglie il significato profondo e vorrebbe poter trovare pace.

Il cast è valido, con Julianne Moore che risulta fastidiosamente credibile, nevrotica e manipolatrice; Skarsgård è il gigante buono accanto a cui la piccola Maisie trova protezione e complicità. E’ però la piccola Onata Aprile a svettare, recitando con spontaneità naturale.

Emanuela Bertolone.

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ultimo aggiornamento: 27 Giugno 2014 10:29


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