A poche ore dalla fine della settimana della moda milanese, Donna Glamour ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva la Style Coach più famosa d’Italia: Carla Gozzi.

Dopo anni di lavoro nel mondo della moda approva in tv nel 2009 come conduttrice del programma “Ma Come Ti Vesti?” insieme al collega e Wedding Planner Enzo Miccio. Carla Gozzi presenta da pochi giorni un nuovo programma, “Dire, Fare, Baciare Italia”, sempre su Real Time, in cui la parola d’ordine è Makeunder (rimuovere), Carla Gozzi infatti porta per la prima volta in Italia la figura della consulente di immagine personale, POD, che avrà il compito di smontare l’apparenza e ritrovare la bellezza naturale delle protagoniste del programma.

Carla Gozzi in esclusiva per donnaglamour.it si è raccontata partendo dalla nascita della passione per la moda fino ad arrivare al ruolo di Style Coach con piccoli consigli per la moda primavera/estate 2014 e le sue autorevoli e saggie opinioni sulla Milano Fashion Week e sui look del Festival di Sanremo 2014.

Di seguito l’intervista a Carla Gozzi di donnaglamour.it.

“Ma come ti vesti” è ormai arrivato alla settima stagione e Carla’s è un brand riconosciuto. Come e quando nasce la passione per la moda? ”Non così da piccola come per altre mie coetanee, diciamo un po’ più da adulta. Sicuramente dai tempi del collegio in cui avevamo tutte il grembiule grigio. Mi piaceva l’idea che ci si potesse divertire con i vestiti, cambiare personaggio: mille vestiti, mille personaggi. Fu allora che  inventai un mondo “nuovo” che si poteva vivere con vestiti diversi, più colorati e divertenti.”

Prima di diventare la Carla’s televisiva e personaggio pubblico lei ha lavorato per diversi anni con grandi stilisti. Ripercorriamo insieme la carriera e gli incontri più significativi di Carla Gozzi. Chi le ha trasmesso di più e cosa? “Iniziai a lavorare in Max Mara, un’azienda della mia terra – Carla è emiliana. Ho lavorato con loro per molti anni: con loro sono cresciuta professionalmente e ho imparato un mestiere molto specifico: il product manager ovvero la persona che si occupa delle collezioni da ogni punto di vista: stile, prodotto, prezzo e segmenti di mercato. Sono stati anni molto interessanti, molto intensi. Poi per mia scelta decisi di interrompere con l’azienda, perché avevo già ricoperto moltissimi ruoli e sperimentato nuove figure professionali. Volevo mettermi in gioco con la mia parte più creativa. Da lì è iniziato il periodo, circa una decina di anni, in cui ho collaborato con i più grandi stilisti; ho viaggiato ovunque: Parigi, Londra, New York e Tokyo. Facevo la prima assistente del direttore creativo, da lui prendevo gli input da trasmettere poi a tutti gli altri assistenti, ai designer, a tutte le persone che fanno parte degli uffici stile. Un periodo intensissimo di cui conservo ricordi preziosi. Ho lavorato, per fare alcuni nomi, fianco a fianco con Calvin Klein, Christian Lacroix, J. C. Castelbajac e Yohji Yamamoto. Della collaborazione con Yohji, a Tokyo, ricordo aneddoti molto divertenti. Lui parlava poco, anzi pochissimo  l’inglese, così, durante l’allestimento delle collezioni, si spiegava o con disegni, raccontava il suo pensiero con la matita, o con gli origami: attraverso di essi riusciva a trasmettermi come avrebbe volute le pieghe, le arricciature o altri effetti da dare ai capi. Il non poter parlare una lingua comune ci ha portato a far emergere un nuovo codice di comunicazione. Inoltre, come scordare Mila Schön, la regina del “double” ed i giovani emergenti come Gabriele Colangelo. Insomma veramente tanti. Infine sono rientrata in Italia dove sono diventata assistente di Ermanno Scervino e con lui ho chiuso la mia attività di assistente esclusiva.”

Era ora di una nuova svolta professionale per Carla Gozzi? “Sì. Mi sono scoperta consulente aziendale: è questo ora il mio mestiere. Seguo diversi piccoli brand giovani, non in esclusiva: si tratta di aziende che non sono ancora molto conosciute, io le aiuto a trovare idee, modo di lavorare e organizzazione. Competenze che a loro possono difettare e che  invece io ho per il mio background. Contemporaneamente riesco a portare avanti i miei progetti, prima non ci sarei riuscita. Seguire uno stilista in esclusiva infatti significa un impegno costante 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, per tutti i 365 giorni dell’anno.”

La moda e il gusto italiano sono l’asset strategico per il nostro Paese come lo sono la cultura ed il paesaggio. Per i giovani ci sono ancora spazi professionali? Che consigli può suggerire? Lei stessa con Carla’s Academy propone dei corsi. Ce ne può parlare? “I tre asset principali su cui l’Italia può giocare la sua sfida sono: moda, turismo e arte. Credo che in questi settori i giovani possano trovare molte opportunità. Per quanto riguarda la moda,  negli ultimi anni, sono emerse professionalità nuove e diverse.  I costumi sono cambiati e con essi il mercato. Ad esempio parallelamente al giornalismo tradizionale, che resiste, oggi c’è una comunicazione young, che è quella digital. Solo cinque anni fa i “digital pr” quasi non esistevano, o erano agli albori: oggi moltissime aziende cercano queste figure per coordinare la comunicazione in rete.

Vogliamo poi parlare delle fashion blogger? “Io le chiamo le “pasionarie” della moda: sono giovani che magari non hanno competenze specifiche ma hanno l’occhio editoriale. Sono molto ricercate. Ci sono figure che all’estero, Usa e Inghilterra, sono consolidate da più tempo come il consulente d’immagine, il personal shopper, le fashion blogger e i digital pr che ora finalmente si stanno sempre più affermando anche in Italia. Cinque o sei anni fa questi ruoli non esistevano e non s’immaginavo neppure; nella mia Carla’s Academy cerco di formare questi giovani trasmettendo le mie conoscenze e le mie esperienze. Terminati i corsi non faranno fatica a “piazzarsi”, riuscendo a creare un loro business, oppure ad ottenere collaborazioni importanti: è il mercato che li richiede.”

E lo style coach? Che ruolo ha, cosa lo differenzia dal personale shopper? “Lo style coach è  una figura che mi appartiene molto, ed è quello che faccio fondamentalmente negli ultimi anni assieme alla consulenza per le imprese. Nasce da una predisposizione naturale alla relazione. Dall’esperienza  con i creativi ho imparato a comprendere ciò che uno è anche se non lo si riesce a dire e ad entrare nell’intimo delle persone. Essere style coach significa avere la capacità di riuscire a immaginare un look, un outfit senza quasi che la persona lo chieda. È un’arte appresa stando accanto agli stilisti: immaginiamoci queste persone iper-creative che difficilmente spiegano cosa desiderano, magari ti raccontano un film, un sogno, un immaginario e tu ti devi mettere a ricreare quest’idea. Per fare questo lavoro ci va un talento che va scoperto. La differenza tra consulente d’immagine e style coach è che quest’ultimo è come un personal trainer: una persona che ci segue per un periodo piuttosto lungo, che ci allena a costruire la nostra immagine, ci cura e ci coccola. Lo style coach non si ferma davanti al colore della stagione o cosa ti starebbe bene per la tua fisicità ma vede in te un quadro perfetto e ti conosce a tal punto che sa esattamente consigliarti dal beauty, ai capelli, al tipo di trucco e all’outfit per una serata speciale, per essere diverso e unico allo stesso tempo. Io individuo nei giovani chi può avere queste doti e a loro cerco di trasmettere tutto ciò che ho appreso negli anni.”

Archiviata la settimana milanese della moda. Quale bilancio? La pagella di Carla Gozzi?A caldo – quando intervistiamo Carla Gozzi si è appena conclusa la sfilata di Giorgio Armani – le dico che le collezioni sono molto diverse una dall’altra. Mai come in questa stagione sembra che i marchi abbiano creato da soli, cercando una loro strada e una loro storia. Qualcosa in comune comunque c’è per tutti. C’è un ritorno a uno stile più easy, meno formale, meno costruito con la scarpa bassa che fa la ribalta sulle passerelle,  il calzino quello più leggero in cotone, a coste, che sbuca dal sandalo o dalla scarpa open toe. Le silhouette verticali come le gonne longuette, capi oversize che possono essere capi spalla, giacche, camicie, bluse e cappotti di volume generoso si sono viste ovunque. Grande ritorno anche della camicia di cotone con colletto rigido, forse anche per omaggiare Ferrè. Per quanto riguarda i colori, molto  nudo, un rosa cipria parecchio polveroso, azzurro cielo, sempre polveroso e nero. Alla ribalta poi tutta una gamma di colori intensi e saturi: blu laguna, verde inglese, rosso granata, giallo sole e arancio Hermès.

Diamo i voti anche all’evento più “mondano” della tv generalista italiana: Sanremo. Ovviamente dal punto di vista del fashion. Carla Gozzi racconta: “Sono rimasta negativamente sorpresa. Non mi è piaciuto per niente: stanco e vecchio. Vecchia la scenografia, la regia, i costumi, gli ospiti: quasi una celebrazione dell’avanspettacolo. Non ho compreso il perché di questa scelta che si è poi ripercossa su tutto il clima festivaliero. Anche Laetitia Casta, arrivata per presenziare dopo tanti anni che non veniva più,  l’abbiamo ritrovata non moderna ed inattuale: imbarazzate l’abito con le frange e i pezzi cantati potevano risparmiarglieli. Un Festival stonato come anche gli outfit!”.

E di Arisa, la vincitrice cosa ci dice Carla Gozzi? “Per la serata finale era vestita Jil Sander. Devo dire che non ha mai giocato un look più incoerente come in quest’ultimo festival. Noi  ce la ricordiamo nel 2009 con un’immagine molto dolce, fresca, linda con grandi occhiali. Da allora è stata sempre molto camaleontica, ha cambiato moltissimo il look ma non ha mai ritrovato lo smalto dei primi tempi. Quando abbiamo un’immagine forte, magari legata al nostro passato, trovare la chiave per evolverla e renderla contemporanea è uno dei lavori più difficili, quasi impossibili, non tutti ci riescono. Pagella negativa con tanti meno davanti per il suo look e per il Festival in generale”.

Le vetrine iniziano a riempirsi delle nuove collezioni primavera-estate, quali consigli per vivere questa stagione alla moda? Cosa sarà irrinunciabile secondo Carla Gozzi? “Per la donna di irrinunciabile ci sarà il due pezzi: la gonna e la blusa. Questa sarà  leggera in georgette o in chiffon magari stampata, un’alternativa valida alla t-shirt, indossata su di una gonna che potrà essere una pencil skirt, che già da questa stagione funziona. Tutto molto colorato e stampato: una primavera-estate  all’insegna della vivacità, del colore e della frivolezza. Le scarpe decisamente a punta, quindi decolté tipo pigalle, quasi anni ’50. Anche in questo caso colori decisi e tacco a stiletto. Look che non passeranno inosservati sulle strade delle nostre città.”

Una risposta al grigiore della crisi che stiamo vivendo? “Esatto, da sempre la moda risponde alle crisi della società con il colore e la vivacità. Anche ora torniamo a rivestirci in modo divertente e ci riappropriamo dei concetti di femminilità ed eleganza. Un aiuto a sentirci meglio”.

E l’uomo, cosa dovrà indossare per non “perdere il trend”, secondo Carla Gozzi? “Per lui, grande ritorno del cappello. In particolare del Fedora che è il grande classico Borsalino. I dettagli faranno la differenza: cravatta e pochette da taschino.  Troveremo degli uomini sensibilmente più eleganti.”

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ultimo aggiornamento: 2 Febbraio 2022 8:59


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