Alla fine sono stati concessi i domiciliari alla mamma-assassina, così per anni riconosciuta ed etichettata dalla collettività. Lontana da Cogne Annamaria Franzoni sconterà il resto della pena con quel che rimane della sua famiglia, il marito che le è stato sempre accanto e gli altri 2 figli, tra cui l’ultimo nato dopo la morte del piccolo Samuele.

Quello di Cogne è stato uno dei casi più discussi e scioccanti degli ultimi decenni italiani. Il piccolo borgo della Valle d’Aosta, che prima di quel tragico episodio era per lo più sconosciuto alla maggioranza della popolazione, è diventato improvvisamente per mesi il fulcro della cronaca nera di tutto il Paese. Il 30 gennaio del 2002 Samuele Lorenzi venne ucciso in casa sua nel letto matrimoniale dei genitori con diversi colpi violenti sulla nuca. Aveva solo 3 anni. Dopo un iniziale confusione generale dovuta soprattutto alle richieste di aiuto fatte dalla madre al telefono al 118 che ipotizzava un improbabile causa naturale, e al medico personale di famiglia che, nel tentativo di rianimare e salvare il piccolo, alterò irreparabilmente la scena del crimine, si pensò subito ad un terribile omicidio. Non solo, poco più di un mese dopo la morte del piccolo, la madre Annamaria venne iscritta nel registro degli indagati. Fin dai primi attimi dopo la notizia la Franzoni si è sempre dichiarata innocente e, all’interno di un piano strategico architettato e voluto dai suoi stessi legali, per denunciare la sua estraneità dei fatti utilizzò molto i mass media con dichiarazioni pubbliche e partecipando più e più volte a talk show televisivi. L’intento era quello di commuovere la popolazione così da avere dalla sua parte il consenso e la vicinanza della collettività, in modo da poter eventualmente influenzare i giudici. Il delitto di Cogne iniziò così ad essere l’argomento preferito per incontri al bar e i momenti di pausa dal lavoro alle macchinette del caffè aziendali. In poco tempo tutti diventarono esperti del caso e gli italiani iniziarono a dividersi tra innocentisti e colpevolisti. Ma anche tra quest’ultimi vinceva l’ipotesi di un lapsus, di un momento di trance, di confusione mentale che in qualche modo avesse potuto spingere la Franzoni a uccidere con veemenza il proprio figlio senza che ricordasse poi più nulla. Le lacrime di disperazione e dolore che la madre ostentava davanti alle telecamere per la maggior parte degli italiani non potevano essere del tutto false. O forse ancora all’epoca non si poteva accettare che una madre potesse uccidere davvero il proprio bambino, che fosse in grado di scagliarsi con violenza contro un essere così dolce ed indifeso. La cosa più straziante è sempre stato comunque il pensiero del piccolo Samuele che quella gelida mattina vide la propria mamma avvicinarsi per fargli del male e che, cerando di ribellarsi inutilmente, continuava a chiedersi “perché”.

A 12 anni di distanza, molte cose sono cambiate. Cogne è tornata in parte alla sua tranquillità, risprofondando in un anonimato che mancava da troppo tempo. I quotidiani straboccano di fatti di cronaca famigliare, gli omicidi e/o suicidi all’interno delle mura domestiche non stupiscono purtroppo più. La Franzoni già nel 2004 fu condannata con rito abbreviato a 30 di reclusione, poi scontati a 16. Nel frattempo la difesa non ha mai cambiato posizione, nemmeno il marito Davide Lorenzi che nonostante lo strazio è andato sempre contro ogni evidenza rimanendo vicino alla moglie e arrivando a concepire a pochi mesi di distanza un altro bambino, Gioele. Anche in questo delicato ed intimo frangente la notizia della gravidanza fu data in televisione, da parte della stessa Franzoni. L’annuncio scatenò un turbinio infinito di polemiche, anche tra chi fino a quel momento aveva sempre sostenuto l’assoluta innocenza della Franzoni. Le stesse polemiche che si stanno alzando negli ultimi giorni con la notizia dei domiciliari concessi ad Annamaria: di quei 16 anni di reclusione Annamaria ne ha scontati appena 6 in carcere, gli altri li passerà dunque a casa, ma assolutamente lontana da Cogne. Il sindaco e gli ex concittadini hanno tirato un sospiro di sollievo. La donna è stata considerata in parte recuperata socialmente, non più in grado di nuocere in particolar modo ai propri figli. Continuerà anche a casa le sedute con una psicoterapeuta che l’ha seguita fin dai primi giorni passati in carcere.

La giustizia ha fatto il suo corso. C’è chi ritiene inopportuno permettere ad un assassina di godersi il resto della pena comodamente sotto le lenzuola o davanti alla televisione, quella stessa televisione che l’ha resa negli anni sempre più protagonista. C’è chi ritiene così di fare un altro, atroce torto al piccolo Samuele che proprio in casa ha trovato la morte. Chissà cosa starà pensando proprio questo angioletto da lassù nella pace e gioia tra le sue nuvole. Delusione, amarezza o forse, nella sua sana innocenza, solo felicità per i suoi due fratellini che, forse, ci si augura, potrebbero avere la fortuna di vivere con una madre vera, quella che lui invece non ha mai potuto avere.

Claudia Elena Rossi.

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DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 27 Giugno 2014 14:42


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